In un contesto di aumento dei prezzi dell’energia e di necessità concreta di promuovere il passaggio a fonti energetiche alternative, l’associazione delle imprese in una Comunità Energetica rappresenta una soluzione innovativa per condividere e sfruttare in loco tutta l’energia rinnovabile, riducendo le emissioni di gas serra e il costo dell’energia stessa.
La prima comunità energetica realizzata sul territorio comunale di Imola è il frutto del lavoro iniziato nel 2021 dagli Assessorati all’Ambiente e allo Sviluppo Economico del Comune di Imola con Bryo e il Tavolo delle imprese.
Oggi questa Comunità energetica è composta da 3 aziende del settore meccanico che fanno riferimento alla Mas, che da fine gennaio ha avviato l’iter per essere operativo.
Lo scopo di questo progetto pilota è quello di incentivare le aziende dell’intero distretto industriale del comune di Imola ad interessarsi al tema del rinnovabile che oggi presenta dei risvolti economici molto importanti, grazie alla Direttiva sulle energie rinnovabili (Direttiva REDII della UE 2018/2001).
La transizione energetica, intesa come costruzione di un nuovo modello di organizzazione sociale basato su produzione e consumo di energia proveniente da fonti rinnovabili, è necessaria e urgente. Per fare sì che si verifichi è necessario implementare il risparmio energetico e l’efficienza dei consumi, nonché sensibilizzare maggiormente le industrie sul tema dell’energia green.
Lo studio è iniziato nel corso del 2021
Lo studio di una Comunità Energetica nel Comune di Imola è iniziato nel corso del 2021 su stimolo degli Assessorati all’Ambiente e allo Sviluppo Economico che hanno portato il tema all’attenzione del Tavolo delle Imprese, sulla base delle regole presenti nella Direttiva sulle energie rinnovabili (Direttiva UE 2018/2001), in cui sono riportate le definizioni di autoconsumo collettivo e di Comunità di Energia Rinnovabile (CER).
Nelle linee guida erano indicate le seguenti caratteristiche alla base di una CER:
- I punti di connessione dovevano essere sottesi alla medesima cabina secondaria, e questo andava a restringere enormemente la possibilità di coinvolgere un numero elevato di aziende, anche situate ad una certa distanza l’una dall’altra;
- Il singolo impianto doveva avere una potenza minore o uguale a 200kW, impedendo quindi la realizzazione di impianti di ingenti dimensioni.
I risparmi in termini economici
La prima comunità energetica a Imola, realizzata da Bryo, ha coinvolto tre aziende presenti nella zona industriale vicine tra loro e che condividono la stessa cabina. Le aziende erano già dotate di impianti fotovoltaici che sono stati implementati di ulteriori 20KWp. L’investimento per realizzare il nuovo impianto è stato fatto da Bryo, che rientrerà dell’investimento vendendo l’energia alle aziende per un periodo stimato di 10 anni, al termine dei quali le aziende diventeranno proprietarie dell’impianto stesso. Prima di costituire la comunità energetica sono state analizzati i possibili risparmi in termini economici per acquistare l’energia auto-consumata direttamente da Bryo e facendo parte di una comunità energetica. Sono stati considerati mediamente 300 €/MWh come prezzo medio in bolletta per le aziende, mentre l’energia «acquistata» e condivisa nella comunità energetica secondo il format ideato da Bryo ad oggi avrebbe un costo 200 €/Mwh, con un risparmio complessivo del 33%.
La nuova Direttiva REDII
Ora, con l’evoluzione della normativa (Direttiva REDII della Ue) che nel frattempo ha determinato modifiche sostanziali del regolamento alla base delle CER, il progetto potrà avere ulteriori sviluppi mirati ad allargamento della comunità energetica e suo potenziamento.
Come è cambiato lo scenario con l’introduzione della Direttiva REDII?
Le nuove linee guida prevedono che:
- Una Comunità Energetica prevede che i soggetti che partecipano debbano produrre energia destinata al proprio consumo con impianti alimentati da fonti rinnovabili di potenza complessiva non superiore ad 1 MW.
- Per condividere l’energia prodotta, gli utenti possono utilizzare le reti di distribuzione già esistenti e adottare forme di autoconsumo virtuale.
- I soggetti appartenenti alla Comunità energetica devono essere persone fisiche, piccole-medie imprese, enti territoriali, autorità locali (anche Amministrazioni Comunali), nonché titolari del POD (punto di connessione) sotteso alla medesima Cabina Primaria.
Le dichiarazioni
“Imola è uno dei primi territori che lavora nella direzione di costruire comunità energetiche, consapevole che il tema energetico è molto importante e questo è un primo passaggio che viene messo in campo nel settore della transizione ecologica, che può essere anche una prima risposta al caro bollette” sottolinea il sindaco di Imola, Marco Panieri. “Questa prima comunità energetica avviata ad Imola si inserisce in quel percorso che la Regione Emilia- Romagna ha delineato, con il progetto di legge presentato dall’assessore Colla per sostenere utenti pubblici e privati che si uniscono per la produzione, la condivisione e lo scambio di energia a impatto zero prodotta attraverso impianti di energia rinnovabile” aggiunge il sindaco Marco Panieri, che ricorda
“l’obiettivo di aumentare la produzione di energia rinnovabile fa parte del nostro programma elettorale e con Bryo abbiamo avviato una collaborazione che riguarda interventi di transizione ecologica nelle scuole ed in autodromo, con l’impianto fotovoltaico realizzato negli anni scorsi, che sarà ulteriormente potenziato”.
“Le comunità energetiche hanno un ruolo fondamentale nel percorso verso la transizione ecologica e rispondono ai principi di una sostenibilità che deve essere al contempo ambientale, sociale ed economica. In questo senso è fondamentale un lavoro trasversale tra assessorato ambiente e sviluppo economico con il tavolo imprese e Bryo per promuovere la conoscenza di questa opportunità. Certamente questo primo esempio concreto può dare fiducia anche ad altre aziende per intraprendere questo percorso che nel momento storico che stiamo vivendo contribuisce a mitigare l’aumento del costo dell’energia – spiega Elisa Spada, assessora Ambiente e Mobilità Sostenibile -. Dall’ambito delle imprese come Comune proseguiremo poi nell’ambito residenziale che allo stesso modo può trarre benefici dalla costituzione di comunità energetiche. Un lavoro che oltre all’ambito comunale stiamo portando avanti anche come Nuovo Circondario Imolese, in linea con gli indirizzi del Paesc”.
“Le comunità energetiche sono un obiettivo che la Giunta intende perseguire sul territorio per diversi motivi: benefici ambientali evidenti, benefici economici, grazie ai meccanismi di incentivazione previsti dalla legge per promuovere la transizione energetica e altri bonus a essa legati e benefici sociali con la riduzione di inquinanti e climalteranti. Questa è la strada indicata per il futuro. Uno studio del Politecnico di Milano (Electricity Market Report) stima che entro il 2025 le energy community italiane saranno circa 40mila e coinvolgeranno circa 1,2 milioni di famiglie, 200mila uffici e 10mila PMI” sottolinea Pierangelo Raffini, assessore allo Sviluppo economico.
Da parte sua Davide Gavanelli, amministratore delegato di Bryo evidenzia
“il carattere assolutamente innovativo quasi sperimentale di questa prima comunità il cui modello energetico / organizzativo è ancora in evoluzione (non essendoci delle esperienze di riferimento) ma che grazie al recepimento della direttiva RedII potrà rappresentare un’ottima soluzione per far fronte al caro energia grazie alle rinnovabili, diventando poi la base per ulteriori sviluppi ed aperto a nuove adesioni che stiamo portando avanti insieme ai principali player del territorio”.
“Diverse regioni stanno stanziando risorse per interventi di smart grid e transizione energetica – fa sapere Marco Gasparri, presidente del Tavolo di coordinamento delle organizzazioni imprenditoriali del territorio imolese -. Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) si configurano come una coalizione di utenti (pubblici e privati) localizzati in una medesima area che, tramite una volontaria adesione ad un contratto, collaborano per produrre, consumare, condividere, vendere e stoccare l’energia attraverso uno o più impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Un approccio che potrà generare, oltre che risparmi per gli utenti, impatti ambientali positivi, bilanciamento negli approvvigionamenti e un valore economico positivo per i membri della comunità. Oltre all’esperienza pilota del gruppo Mas, stiamo provvedendo all’individuazione dei potenziali soggetti al fine di verificare che nei nuovi insediamenti il carbon print sia neutro ed il consumo positivo di energia posso essere mutuato dalle aziende aderenti alle comunità”.